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World Cafè. Secondo diario (13 – 18).
World Cafè. Secondo diario (13 – 18).

Pomeriggio: tavoli di lavoro

Tredici. Scendiamo in piazza San Martino di Tours, chiusa al traffico apposta per noi. Sistemiamo la nostra lunga tavolata all’ombra degli alberi. Apparecchiamo per il pranzo che Alfredo ci ha preparato. Tra pasta, salsicce e vino rosso ci rilassiamo prima di ricominciare i lavori.

Quattordici e dieci. Arrivano i primi rappresentanti delle istituzioni. Il loro tavolo comincia a riunirsi ben prima di quello della direzione artistica. Noi (che siamo qui da questa mattina) ci sentiamo in diritto di prolungare ancora un poco la pausa, almeno fino al caffè. Solo Elena e Marialuisa, instancabili, tornano subito al piano di sopra per ricominciare a dirigere. Tra di noi, seduti in attesa di un alito di vento rinfrescante, si parla e ci si racconta: santi indiani, viaggi in Canada, lingue indoeuropee e registi lituani tra gli argomenti più gettonati, senza dimenticare qualche parentesi illuminata per riprendere il filo dei progetti per il Festival. Risate.

Quindici. I lavori sono ricominciati, in tutti e tre tavoli in cui siamo divisi. Marialuisa è con le guide che condurranno le camminate, Elena con i rappresentanti dei comuni, Fabio con le associazioni e gli artisti. Io mi sposto da un tavolo all’altro, ascolto e prendo appunti. Al tavolo delle guide si cerca di dividersi i compiti, ma si aspetta l’elenco definitivo delle attività artistiche per poter progettare un programma completo. Dovranno pazientare ancora un po’. Intanto si studia la distribuzione dei circuiti tra un comune e l’altro.

Sedici. Continuo a muovermi tra i tavoli: per scrivere questo diario raccolgo pezzi di conversazioni, sprazzi di polemica e sorrisi. I tre gruppi stanno montando pezzo per pezzo il calendario dei tre giorni. Penso al momento in cui tutte le idee dovranno convergere, al giorno in cui le leggerò su un volantino. Per ora è sufficiente sapere che i pezzi ci sono. Manca giusto un poco di colla, ma ci sarà.

Sedici e quindici. Sono al tavolo degli amministratori, mentre si parla di ottenere convenzioni con i bed and breakfast della zona per i tre giorni del Festival, ma soprattutto di risolvere tutti i problemi logistici dei luoghi (parcheggi, cani, cantieri e ogni genere di possibile inconveniente). Ogni comune vuole essere valorizzato, farsi vedere e conoscere, nelle sue bellezze naturali, nella sua arte, nella sua storia. Speriamo di poter dare il giusto spazio a tutti.

Sedici e quaranta. Ritorno per un po’ con il gruppo della direzione artistica. Si sta discutendo di conservare più che si può la specificità dei luoghi, anche a costo di perdere un po’ di pubblico. Ogni spettacolo sarà una bellezza da conquistare, da saper ricercare. Con questo pensiero di base immaginiamo di sfruttare anche gli orari del giorno più suggestivi e difficili, l’alba, la mezzanotte, una notte intera.

Diciassette e venti. Ogni discussione scende sempre più nello specifico, sto impazzendo per tenere tutto insieme. Forse è ora che scelga dove sedermi. Non credo che riuscirò ad arrivare alle diciotto presenziando a tre riunioni contemporaneamente. Risalgo al primo piano e qui mi fermo. Mi metto a scrivere.

Sono le diciassette e quaranta. Chiudo qui questo diario: manca poco al momento in cui si metteranno a confronto le conclusioni ottenute in una giornata di lavoro. Si è parlato molto, siamo al primo passo di una lunga estate. È triste pensarci ora che la stagione è appena cominciata, ma settembre si avvicina.

E noi dobbiamo andargli incontro. Saremo pronti.

Jacopo Galavotti / Il Tassello Mancante

Ph. E.F.

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